La Fitoterapia
La più antica delle medicine, ma anche una delle più interessanti per il futuro.
Le piante ci offrono delle possibilità di nuove terapie nella pratica quotidiana.
La medicina chimica nasce nel secolo scorso con la possibilità di replicare in vitro dei componenti (delle molecole) estratte dalle piante, saltando cosi il processo di estrazione e purificazione dalla pianta, evitando che ci fossero mescolati altri componenti. Evitando il rischio che la pianta di partenza abbia sofferto siccità o inquinamento e selezionando un solo principio attivo e aumentando in modo massiccio la concentrazione della componente (molecola) selezionata.
La stessa cosa vale per gli ormoni: un tempo estratti dagli animali, dalle urine delle mucche o delle donne in gravidanza, oggi invece sintetizzati in laboratorio.
Il primo ormone sintetizzato artificialmente in laboratorio, ma identico a quello umano fu l’ossitocina, scoperta nel 1906 da Henry Hallet Dale, un neurologo britannico, è stata poi isolata e sintetizzata per la prima volta nel 1953 da Vincent du Vigneaud. Per questa scoperta ottenne il premio Nobel per la chimica. La sintetizzò addirittura in un laboratorio improvvisato in casa!
Oggi, i prodotti del laboratorio garantiscono un livello di purezza molto alto che li rende quasi identici a quelli umani (quelli veramente identici si chiamano oggi ormoni bio-identici, gli altri hanno comunque dei resti di fabbricazione).
Ma torniamo alle piante.
L'Aspirina viene dalla corteccia dei salici, è l’acido acetil salicilico; gli antibiotici come la Penicillina dalle muffe, il taxolo per combattere il cancro dell’ovaio dalla pianta del tasso, la digossina dalla digitale…
E’ ovvio che sintetizzando in laboratorio si aumenta l’efficacia dei singoli componenti della pianta (l’acido acetil-salicilico raggiunge in una compressa concentrazioni enormi rispetto all’originale estratto di corteccia).
La pianta però è un totus, una sinergia di componenti che a volte può essere utile rispettare.
La pianta in toto spesso offre dei vantaggi rispetto ai singoli componenti, proprio perché ha tanti componenti, una sinergia di azione che permette di allargare lo spettro di uso e al tempo stesso, è anche qualcosa di totalmente diverso rispetto alla medicina chimica.
Ora, sono migliaia gli esperimenti scientifici e le ricerche sulle piante.
Si è partiti alla ricerca di nuovi farmaci proprio indagando e studiando i componenti delle piante.
Le ricerche sulle molecole di cui le piante sono composte viene fatta oggi con i criteri più avanzati degli esprimenti in vitro, con sperimentazioni su animali, con studi su pazienti a doppio cieco ecc.
Esistono riviste serissime, con comitati di verifica (peer review) e gli articoli vengono pubblicati, letti e discussi. Se guardate su Pubmed si è passati da qualche articolo a migliaia … un mondo in esplosione!
Curare con le piante oggi significa avvalersi di questa fitoterapia scientifica.
Si sa quale componente della pianta agisce, su quale processo cellulare o su quale recettore, su quale batterio o su quale recettore. Gli usi sono confermati da esperimenti scientifici, da trial clinici, gli effetti collaterali misurati.
E’ vero che si rieditano certo anche antichi libri, dal primissimo Mattioli del 1500 a quelli dei medici americani dell’800 che usavano delle loro conoscenze erbalistiche europee e le arricchirono con quelle degli indiani d’America con cui vennero a contatto. Si rileggono le ricette della medicina ayurvedica come quelle di Ippocrate e di Ildegarda di Bingen: spesso nei vecchi testi è difficile sapere di che pianta si parla esattamente perché la classificazione delle piante che permette oggi di parlarci in tutto il mondo e che definisce ogni pianta con nome e cognome, specie Classe, Ordine, Genere, Specie in latino è nata con Linneo nel 18° secolo. (Linneo era un naturalista nato in Svezia nel 1707 e morto nel 1778).
Questa ricerca scientifica di nuove soluzioni, di nuove molecole a partire dalle piante ha portato a scoprire nuovissime soluzione per le malattie di oggi.
Oggi usare la fitoterapia vuol dire conoscere le componenti chimiche delle piante, il loro uso preciso, le patologie su cui sono state dimostrate utili, ecc.
Ormai insomma le piante sono farmaci a tutti gli effetti; sono sperimentate come i farmaci ufficiali e verificati nel loro spettro di componenti e nelle loro costituenti e i risultati pubblicati su riviste scientifiche.
Questo non vuole dire che la medicina non possa avvalersi di molecole sintetizzate in laboratorio o di ormoni fatti in laboratorio.
Per esempio l’insulina non più estratta dal pancreas dei maiali, ma fatta in laboratorio è sicuramente più sicura e non scatena reazioni di rigetto come quella di un’altra specie e ha permesso di salvare e continua a salvare milioni di vite, quando il pancreas non è più capace di produrla da sé (l’insulina permette alle molecole di glucosio di entrare nelle cellule e senza glucosio moriamo).
Ma dobbiamo ricordare che ci sono tantissime piante che si potrebbero usare prima di diventare insulino-dipendenti cioè quando ancora il pancreas può produrre da solo insulina, ma va aiutato a “sentirla” se cosi si può dire, oppure va modificata la sensibilità dei recettori dei tessuti, allo stimolo dell’insulina cosi che le molecole circolanti di insulina possano bastare e diventano capaci di far funzionare la cellula.
Insomma esistono piante che funzionano come una specie di ripetitori che trasmettono il segnale o come amplificatori che fanno sentire più forte il messaggio, o che permettono di migliorare il recettore ricevente … ecc. Ma qui insorge la vera difficoltà: se il recettore è intossicato… è un problema di eccesso di zuccheri circolanti nel sangue? Oppure i problemi sono del recettore del pancreas, molto sensibile alla melatonina, per una carenza di sonno? O è un problema del recettore periferico “intossicato” dai grassi? O ancora un problema di flora intestinale? O di sensibilità del pancreas? Oppure un problema di stress?
Bisogna fare la diagnosi, bisogna conoscere le diverse soluzioni terapeutiche fitoterapiche e poi…. vanno adattate a quella persona in particolare, perché ognuno è unico e irripetibile e non esistono nel mio modo di lavorare due ricette identiche.
In ogni caso ci sarà una terapia diversa, una pianta diversa da prescrivere!
Insomma usare le piante richiede di saper fare diagnosi molto sofisticate.
Una medicina d’avanguardia davvero attenta alla persona da curare.